Perugia, per le botte del marito rischia un occhio: il coraggio di una donna che denuncia tutto

Il Pronto soccorso dell'ospedale di Perugia
di Egle Priolo
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Martedì 7 Maggio 2024, 09:00

PERUGIA - La violenza che scoppia in casa. Quando meno te lo aspetti. Con un rapporto magari già logoro, ma di certo non pensi che un giorno per quelle liti con un compagno di vita finirai anche in ospedale. Con la paura di perdere un occhio. Invece è quello che è successo a una donna del Perugino. Ha 56 anni, è sposata e forse non è la prima volta che il marito le mette le mani addosso. Ma sicuramente è l'ultima. Perché questa volta ha fatto due cose fondamentali: si è presentata al pronto soccorso e ha raccontato tutto. È arrivata di mattina, con un'occhio gonfio e diverse ecchimosi, non solo sul volto. Non ha inventato di essere caduta dalle scale o di aver sbattuto contro un'anta dell'armadio. No. Nonostante la vergogna e l'imbarazzo, ha raccontato la verità. Alle domande dei medici ha subito risposto con la sua storia: «Mio marito mi ha picchiato». Evidentemente il dolore è stato più forte della reticenza davanti a problemi familiari che in tante spesso preferiscono mantenere nascosti. Preferendo soffrire in silenzio, un po' di fondotinta, occhiali e foulard e via, come se niente fosse. Perché la gente non parli o, più banalmente, per evitare ulteriore ritorsioni dal coinquilino violento.

E invece no, la 56enne ha parlato subito, raccontando come aveva subito quelle lesioni e soprattutto di chi fossero quelle mani caricate contro il suo viso.
I medici del pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria della misericordia l'hanno soccorsa e curata per quelle violente percosse e lei è uscita da quella porta a vetri con una prognosi di ben 30 giorni.

Perché quelle botte in faccia le hanno provocato un trauma all'orbita destra con abrasione corneale. Lesioni abbastanza pesanti, con la paura appunto di avere conseguenze ancora più gravi alla vista. Si capirà tra un mese come va il decorso delle ferite riportate nell'aggressione dell'uomo. Per difendersi dal quale ha trovato un cordone di parenti che le vogliono bene, che l'hanno stretta e l'hanno convinta a non restare in silenzio. Troppo inquietante ciò che le è successo, troppo grave quello che il marito le ha fatto. Ad accompagnarla in ospedale, infatti, secondo quanto si apprende, è stato l'abbraccio dei suoi familiari, che oltre all'aiuto pratico, le hanno dato il coraggio di denunciare. Denunciare anche presentandosi alle forze dell'ordine per raccontare tutto nero su bianco. Ma l'aiuto importante è stato anche quello di sapere di avere un porto sicuro una volta fuori dal parcheggio Gambuli dell'ospedale. Impossibile pensare a un ritorno nella casa coniugale: lei ha potuto scegliere ma la sicurezza delle mura dell'appartamento di una parente. Da dove provare a curare le ferite all'anima, prima di quelle al volto.

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