L’oro blu delle aree interne: torna in pista l’acqua Tinnea

Dopo otto anni di stop, lo stabilimento nel Parco dei Sibillini riprende l’attività Nelle Marche ci sono 26 sorgenti date in concessione per l’imbottigliamento

L’oro blu delle aree interne: torna in pista l’acqua Tinnea
di Véronique Angeletti
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Domenica 5 Maggio 2024, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 12:58

ANCONA Bella novità al prossimo Cibus di Parma. Dopo otto anni di chiusura, ritorna protagonista l’acqua Tinnea. Il merito è del riminese Rino Mini, ex patron del Gruppo Galvanina concessionaria anche dell’oligominerale di Apecchio, dal 2019, nel portafoglio del fondo americano Riverside.

Presente e futuro

Nel gennaio scorso, alla quinta asta, si è aggiudicato le acque e gli stabilimenti di Sibilla di Montemonaco e Tinnea di Montefortino su cui ha investito finora oltre 30 milioni di euro. «Qui - spiega Mini - si imbottigliano acque oligominerali di rara purezza da sorgenti da primato internazionale. Hanno una portata di oltre tre miliardi di litri all’anno». Produrrà acque minerali in vetro e in Pet, bibite analcoliche bio, tè freddi con infusione diretta e succhi di frutta 100% bio. Il risultato: un business plan che crea e lavora su valori condivisi. L’acqua è considerata dalle fonti alla tavola una risorsa preziosa; l’azienda è green per location, si trova nel Parco dei Monti Sibillini ed eco-sostenibile per vocazione, si usa plastica riciclata; innovativa con cinque linee produttive “high tech” differenziate.

La storia

Ma soprattutto darà lavoro a 40 dipendenti, 150 con l'export a regime, in un comprensorio vittima dello spopolamento già prima del sisma del 2016. Le virtù dell'imbottigliamento dell’acqua minerale, attività non delocalizzabile, che crea occupazione e valore nelle comunità locali. Racconta che è stato un percorso ad ostacoli e che il traguardo lo ha varcato con Istituti nazionali e regionali, «Sono - conclude - la terza generazione, e i miei figli Alessandro e Carlotta la quarta, di una famiglia che, ancora una volta, ha deciso di investire in un’area interne».

Volente, nolente. Perché, salvo Palmenso del Piceno, 25 delle 26 sorgenti date in concessione dalla Regione Marche - la metà ad uso termale e l’altra ad uso minerale incluse San Ruffino, Castellane e Calvagna, acque termali da imbottigliamento per uso terapeutico - sono nelle aree montane che, per legge, hanno vicino gli stabilimenti. Il che fa delle acque marchigiane degli acceleratori del sistema economico e un potente veicolo dell’immagine genuina della regione.

Il riconoscimento

La genuinità che è valsa all’acqua che nasce nel Parco Naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi un terzo posto nella classifica delle acque vendute in Gdo stilata dal Gambero Rosso. «Premia – dichiara Paola Togni, presidente e ad del Gruppo Togni - le scelte strategiche, in termini di qualità e di rispetto e valorizzazione del territorio della sorgente Frasassi, l’impegno dell’azienda di coniugare l’innovazione con lo sviluppo sostenibile, mettendo al centro la persona, il territorio, la qualità del lavoro, il benessere della collettività». Con i brand Acqua Frasassi, San Cassiano, Goccia Blu e, dallo scorso giugno, Acqua Sepinia, il Gruppo Togni è tra i principali player italiani nella distribuzione di acque oligominerali. Il gruppo conta 5 siti produttivi, dà lavoro a 130 persone e produce all’anno 350 milioni di acqua e 12 milioni di spumante.

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