«Da dieci anni vivo da abusiva, pagando gli oneri e in attesa che mi venga assegnata una casa perché sono regolarmente iscritta. Non vorrei vivere nell'illegalità ma quando sono diventata mamma, insieme al mio compagno, abbiamo deciso di occupare sperando poi di regolarizzare la nostra situazione». Elena, 50 anni, vive nella torre C di via Santa Rita da Cascia a Tor Bella Monaca, il quartiere con la più alta concentrazione di case popolari. Sono 5.567 appartamenti, pari al 60% del totale. Quattromila sono del comune, 1.500 dell'Ater, l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale pubblica della regione Lazio. Case che nel corso degli anni sono state occupate dai clan e poi utilizzate come base dello spaccio. Una polveriera pronta a esplodere dove la guerraper ottenere una casa è quotidiana. Lo scorso 31 marzo, proprio nella torre C, è divampato un incendio alla centralina elettrica. Il contatore è andato in tilt a causa degli allacci abusivi. Una volta scattato l'allarme, i vigili del Fuoco insieme ai carabinieri di zona hanno disposto l'evacuazione. Ma nessuna delle famiglie si è allontanata dalla palazzina: «Nessuno di noi ha lasciato la propria abitazione oltre il tempo necessario per la messa in sicurezza. Sappiamo come funziona, il rischio era che qualcuno in nostra assenza avrebbe occupato» racconta Pietro, 60 anni, che con Elena condivide il pianerottolo del settimo piano. Anche lui un illegale in attesa di assegnazione. Procedendo oltre la torre c sfilano le torri dell'Ater su cui la Regione ha disposto i primi interventi di ristrutturazione. Tra queste, la torre 50 diventata la base operativa di alcuni esponenti della famiglia Moccia, il più antico e potente sodalizio camorristico che gestisce il traffico di stupefacenti nel quadrante est della Capitale.